Manifest'Azioni

00 – To-Ko-Yaa-Ni-Squatsi

Pubblichiamo in questa sezione i documenti che ci hanno accompagnati per anni, dalla nascita del nostro movimento sino ad oggi, documenti che hanno cambiato di volta in volta il corso del nostro fare, documenti che di volta in volta hanno arricchito le nostre “Manifest’Azioni dal sottosuolo”, azioni e irruzioni poetico-teatrali-musicali sin dall’inizio schierate contro il pensiero dominante, contro il sistema, contro quel qualcosa che ancora oggi (fine anno 2019), a distanza di dieci anni, ci sembra tanto vicino a quella che Elisabeth Noelle-Neumann chiamava “la spirale del silenzio”. Come spesso accade, tutto non poteva che nascere dal caso, o meglio dal caos. Una nebbiosa sera nel mezzo di una provincia padana, complice anche qualche bicchiere di vino, alcune teste iniziano ad elaborare un’idea, un piccolo progetto: proiettare un film. Quello scelto non è ovviamente un film qualunque: si tratta infatti di “Koyaanisquatsi”, di Godfrey Reggio, con la colonna sonora minimalista di Philip Glass. Una scelta che traccia già una delle linee principali di quello che sarà il nostro movimento: natura-intervento umano-frenesia, qualcosa di assolutamente vicino, ma assai più profondo, a ciò che comunemente chiamiamo ambientalismo. Ma non si può certo trattare di una semplice proiezione. Le menti quella sera riunite tornano indietro nel passato fino alla nascita del cinema, quello che noi chiamiamo muto ma che in realtà muto non era, perché accompagnato da musica dal vivo. Accadeva fino agli anni 30 del secolo scorso. Lo facevano anche i fratelli Lumiére. Nel nostro caso però l’idea è quella di interagire col film per mezzo di movimenti e parole. Cinque sono gli attori che si cimentano in questa impresa. Il primo, Antioche Tambre-Tambre: è colui da cui scaturisce l’idea iniziale. Personaggio insolito, dadaista puro, seppur della tarda ora, all’epoca ha pubblicato un solo libro di poesia in unica copia che porta sempre con sé, all’interno del quale chiede a numerosi artisti di chiara fama di riempire gli spazi bianchi con autografi, frasi, aforismi. Ci sono Max Gonzalez, attore di teatro in privincia di Brescia, e Kati Gerola, attrice del Teatro Magro di Mantova. Poi ci sono Andrea Garbin e Caterina carioscia, reduci dalle esperienze con il Living Theatre di Beck-Malina e con l’Odin Teatret di Barba. Interamente vestiti di nero i cinque interagiscono con le immagini di Reggio e con le musiche di Glass, utilizzando anche alcune misurate parole incentrate sui temi dell’esistenza e del rapporto con la realtà, tra le quali i versi di Michael Houellebecq. La particolarità di questo breve testo, distribuito al pubblico presente, sta nel suo processo creativo. Si tratta di una sorta di scrittura automatica a più mani e possiamo dire, col senno di poi, che quella sera, quel testo, sia indubbiamente l’embrione del futuro “Movimento dal Sottosuolo”.