I DIALETTI NELLE VALLI DEL MONDO – 21 Gennaio 2018
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I DIALETTI NELLE VALLI DEL MONDO – 21 Gennaio 2018

I DIALETTI NELLE VALLI DEL MONDO

spettacolo di musica e poesia

Dopo il successo della prima edizione di gennaio 2017, l’Associazione Culturale Movimento dal sottosuolo” propone per il secondo anno uno spettacolo che unisce muscia e poesia, con la partecipazione di artisti di rilievo internazionale. In occasione della serata finale e delle premiazioni del concorso dialettale El Riàl

I DIALETTI NELLE VALLI DEL MONDO
spettacolo di musica e poesia

domenica 21 gennaio 2017
alle ore 17:00
presso il Teatro Bonoris di Montichiari (BS)

cartolina fronte

musiche di:
Vanghelis Merkouris (outi, bouzoukie voce), Alberto Cappelli (chitarra) e di Michele Mari (chitarra e voce)
con i poeti:
Miodrag Golubovic (Serbia), Adriana Mori (Montichiari), Lisa Bortolato (Venezia), Luigi Cappella (Pennabilli), Rosana Crispim Da Costa (Brasile), Giovanni Fierro (Gorizia), Andrea Garbin (Castel Goffredo, MN), Marjo Durmishi (Albania), Enrico Ferrario (Montichiari), Antonino Caponnetto (Sicilia)

regia di Rosana Crispim Da Costa

presentano
Alessandra Taraschi e Fabrizio Grigo Contini


palchi e Platea – 7€
loggione – 5€

Per prenotazioni tel.030961115 o 3396275941 – teatrobonoris@virgilio.it

Per informazioni info@movimentodalsottosuolo.com


dall’INTRODUZIONE del libro

La Valmarecchia, sede di civiltà e culture millenarie, un solco angusto che unisce la Toscana con il mare Adriatico, ha visto transitare nei secoli viandanti, migranti, transfughi di ogni genere, in cerca di pane e migliori fortune, in rotta dopo una sconfitta, in fuga dalle carestie e dalle epidemie che li avevano decimati. Non è un caso che, percorrendola, a breve distanza l’uno dall’altro, si scorgano ancora, sulle cime delle colline circostanti, i profili austeri e vigili di torri, castelli e borghi fortificati, da cui si controllavano ponti e valichi, si imponevano balzelli, si difendevano le popolazioni locali da ospiti sgraditi. In tempi più recenti la Valmarecchia ha visto partire tanti suoi figli, travolti dalle guerre, dispersi nei campi di prigionia, migranti nel mondo alla ricerca di lavoro, nelle Americhe e nel Nord Europa soprattutto, dalla “buga”, la miniera di zolfo di Perticara, alle gallerie di quella di Marcinelle, da cui molti furono inghiottiti. Quando, nel 2012 l’associazione culturale D’là de’ foss vara il progetto “I dialetti nelle valli del mondo”, una rassegna di poesia e musica destinata a percorrere la Valmarecchia dal mare ai versanti dell’Appennino toscano, affidandone la direzione a una “immigrata” brasiliana, la poetessa Rosana Crispim Da Costa, vuole celebrare i flussi di genti del passato e quelli dei moderni migranti provenienti da tanti diversissimi paesi dell’Europa e del mondo, confrontarne le culture, le tradizioni e svelarle a chi ancora non le conosce. La rassegna ha presentato di anno in anno affermati poeti di origine straniera che scrivono in italiano e poeti italiani che scrivono in dialetto: tutti leggono personalmente le proprie liriche accompagnati da musicisti di grande talento in sintonia con il passo della recitazione. Alla vigilia della IV edizione mi sento di affermare che la rassegna “I dialetti nelle valli del mondo” ha raggiunto l’obiettivo che i promotori si erano prefissati: quello di significare, attraverso la proposta di artisti di alta qualità, le affinità e i contrasti tra culture lontane fra loro perché conoscere è l’unico modo per abbattere barriere precostituite, per annullare pregiudizi, prevaricazioni e discrimini, per integrarsi senza perdere ciascuno il proprio patrimonio di secolare saggezza e civiltà, per arricchirsi

l’uno delle prospettive dell’altro. Questa antologia rappresenta lo specchio di quanto realizzato finora dal progetto “I dialetti nelle valli del mondo” attraverso gli spettacoli tenutisi a Santarcangelo, Pennabilli e Sant’Agata Feltria e si propone di dilatare attraverso la lettura le emozioni che gli artisti hanno saputo trasmettere al pubblico che li ha seguiti con passione nelle sale di alcuni tra i più antichi e suggestivi teatri della Romagna. Seppure sia impossibile rivivere semplicemente attraverso la lettura l’atmosfera fiabesca e avvincente creata dalle architetture e dalle luci, dalla fusione delle parole dei poeti e dei ritmi dei musicisti, sono convinto che la passione, la fantasia, l’ironia, la nostalgia e i variegati sentimenti che trapelano da queste rime non mancheranno di coinvolgere ed emozionare chi saprà sfogliare questo libro aprendo il cuore ai messaggi profondi che contiene.

Alfredo Spanò

Presidente dell’associazione culturale pennese D’là de’ foss

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POETI PARTECIPANTI

Lisa Bortolato è nata a Venezia; attualmente vive a Mira sulla riviera del brenta. A 16 anni ha vinto il concorso nazionale “Piccolo poeta” svoltosi a Ripatransone in provincia di Ascoli Piceno. L’anno seguente si è classificata al 5° posto del concorso internazionale “Città di Venezia” svoltosi a Mestre. Negli ultimi anni sta lavorando al un progetto personale per l’uscita della sua prima pubblicazione.

Antonino Caponnetto è nato nel 1950 a Catania, dove ha vissuto, salvo una breve pausa romana, fino al 1980. Dal 1981 vive a Mantova. Per l’Editore Campanotto, ha pubblicato due raccolte di poesie: Forme del mutamento (Udine, 1998) e La colpa del re (Udine, 2002). Per le Edizioni Kolibris, la silloge Miti per l’uomo solo (Bologna, 2009). Per l’Associazione Culturale Pellicano, Agonie della luce – Poesie 2012-2015 (Roma, 2015, Il sogno necessario – Niente guardiani, prego, alla parola (2017). Ha recentemente tradotto il volume di Fernando Rendòn, Qual era la domanda? (Poesie 1986-2016), Pellicano, 2016, collaborando come curatore della collana poetica internazionale “Poetry by the Planet”; è stato ospite di vari festival poetici, come il Sirmio International Poetry Festival, il Festival internazionale di Poesia Virgilio, il Festival internazionale Ottobre in Poesia. Sue poesie sono state radiotrasmesse, altre sono apparse su riviste e antologie (l’ultima è SignorNò, Pellicano, 2016). Suoi testi poetici o interviste si possono leggere anche online attraverso vari link. Diversi sono i suoi contributi critici, spesso in forma di pre o postfazioni alle opere di giovani, meno giovani o ben noti poeti. Presso le Edizioni del Trito&Ritrito, sono apparse (in un numero limitato di copie destinate agli amici), quattro plaquettes: A che serve? (2001), Le chiare strade (2002), Contromovenze (2003) e Petits cahiers pour la douleur du pauvre (2005).

Luigi Cappella è nato nel 1952 a Pennabilli, in un isolato casolare, La Villa, adagiato su una collina dell’alta Valmarechia. Dal 2014 è sindaco di Casteldelci, servizio che svolge, preferibilmente, andando di casa in casa, dove si ferma spesso oltre a fare la ricognizione die problemi, anche a mangiare, dormire, fare visite e parlare di stili di vita amici della salute, provvisto della sua borsa da medico (in pensione dal primo Settembre 2015). Ama definirsi sindaco in cammino e viandante felice. Figlio di agricoltori, si laurea in medicina a Bologna nel 1977 e torna nella sua terra d’origine nella veste di medico di famiglia. Arriva alla poesia in età adulta, solo dopo aver imparato, camminando solitario nei luoghi della sua infanzia, a contemplare e amare la natura in ogni sua forma e, se da ragazzo provava disagio e persino vergogna delle sue origini contadine e arrossiva quando mangiava il “pane nero” cotto da sua madre, ora esalta i valori di quel mondo e non perde occasione per custodirne e tramandarne la memoria. Attraverso le passeggiate esplora e riscopre la sua terra, la sua gente; nei suoi versi racconta con lo stupore di un bambino gli incontri con le cose del mondo, vissuti in attento silenzio, ascoltando ogni volta quanto hanno di grande da offrirci. Le sue poesie nascono dal desiderio di comunicare e far sorgere nelle persone le emozioni di quegli “incontri”: sono frammenti di vita dipinti con i colori del cielo e della terra, dove riecheggiano i suoni della vita rurale, i giochi dei bimbi, i rumori e i silenzi della natura. Frammenti che fanno rivivere quell’istante in cui la vita sembra chiara come la luce del giorno.

Rosana Crispim Da Costa è nata a San Paolo del Brasile. Vive a Sant’Agata Feltria insieme alla famiglia. Premiata al concorso Eks&tra ed ha pubblicato la raccolta di poesie e prosa Il Mio Corpo Traduce Molte Lingue (Fara Editore, 1997), Desejo (Eks&Tra Editore, 2006), Tra Mura di Vento (Centro Studi Tindari Patti, 2010), O Meu Corpo Trazuz Muitas Linguas, 2015 (Editore Penalux- Brasile). Le sue poesie sono state raccolte in dodici antologie poetiche. Ha collaborato con radio e televisioni private, realizzando servizi di attualità e costume. Nel 2006 l’antologia Desejo è stata segnalata al Premio Popoli in Cammino. Prima classificata al concorso letterario “Lingua Madre”, 2007. Vincitrice Premio Nazionale di Poesia “Cittàdi Castorano”-AP- 2009. Vincitrice Premio Letterario Scrivere altrove, Cuneo, 2010. Vincitrice Premio Letterario Diverso ma Uno, 2011. Da diciotto anniè docente di giochi interculturali. Di recente ha iniziato l’attività di paroliere per diversi musicisti. Si presenta in diverse città con lo spettacolo “Poesie e Suoni Oltre i Confini” insieme ai musicisti Jamal Ouassini e “Perla Nera”. Nel 2017 uscirà un CD in Brasile con le sue poesie musicate dai musicisti Francisco Xavier e Ronaldo Ferro. Ideatrice, regista dallo spettacolo di poesie e musica dal mondo “I Dialetti nelle Valli Del Mondo” con la collaborazione dell’associazione D’là de’ foss di cui è socia fondatrice.

Marjo Durmishi nasce il 14-2-1991 a Valona, in Albania. Quando aveva due anni è emigrato con la famiglia in Italia. Scrive per protesta e per passione. Aral (Gilgamesh Edizioni – 2017), metafora del degrado e della stolidezza umane, rappresenta il suo esordio letterario. Incontra e conosce Andrea Garbin, entrando così in contatto con gli autori del Movimento dal Sottosuolo. Partecipa agli eventi MAP2017 di Castenedolo (BS) e Monigart goes to Arci Dallò di Castiglione delle Stiviere (MN).

Enrico Ferrario (Montichiari, 1963) vive nel quartiere di Borgosotto, dove prende corpo la sua passione per la brescianità e per le tradizioni della vita contadina. Fin da ragazzo inizia a frequentare i teatri e ad assimilarne il fascino. Nel 1994 viene notato da Beppe Boschetti che lo invita ad unirsi alla compagnia “Café dei piöcc”. Da allora ha partecipato a tutte le rappresentazioni. Stimolato dall’amico poeta Peppino Mura si avvicina all’arte della poesia e inizia a scrivere le prime liriche in vernacolo. Nel 2003 vince il Premio nazionale G.Modena. Nello stesso anno pubblica la prima raccolta Dal mè cör al foi. Nel 2004 presenta la mostra “Pèna e Penèl”, simbiosi di quadri e poesie, cui segue, nel 2006, il DVD Enrico Ferrario e le sò poezie.

Giovanni Fierro è nato nel 1968 a Gorizia, dove vive. Suoi testi sono stati pubblicati nelle antologie Frantumi (2002) e Prepletanja – Intrecci (2003) e nel dicembre 2004 nella sua prima raccolta poetica Lasciami così, edite da Sottomondo Gorizia. Nel gennaio 2007 ha pubblicato Acque di acqua, raccolta di sette testi, inerenti al dvd “Jòrio” dell’artista cormonese Mauro Bon. Gli stessi testi, integrati da nuovi scritti, sono apparsi nell’antologia Dall’Adige all’Isonzo. Poeti a Nord-Est (Fara Editore, 2008). Nel febbraio 2011 è uscita la sua ultima raccolta Il riparo che non ho, con prefazione di Claudio Damiani e quarta di copertina firmata da Monique Pisolato, edita da Le Voci della Luna. Nel dicembre 2011, cinque suoi nuovi testi a titolo Una tregua sono ospitati sulle pagine dell’Almanacco dello Specchio 2010 – 2011, edito da Mondadori. La sua pubblicazione più recente è la plaquette, venti testi, Oleandro e garaza, pubblicata ad inizio 2015 per l’editore Qudu di Bologna. Ha partecipato a varie letture e festival poetici in Italia, Slovenia, Croazia, Austria e Repubblica Ceca. è tradotto in portoghese, sloveno, tedesco, croato, ceco e friulano. Collabora con il quotidiano Il Piccolo e la rivista IsonzoSoča. Cura la rivista mensile on line Fare Voci. Giornale di scrittura (www.isontina.beniculturali.it) ed è responsabile della collana di poesia “Fare Voci”, per l’editore Qudu di Bologna.

Andrea Garbin (Castel Goffredo, MN), ha pubblicato i libri di poesia Il senso della musa (Aletti, 2007); Lattice (Fara, 2009); Viaggio di un guerriero senz’arme (L’Arca Felice, 2012); Croce del sud (Gilgamesh, 2013). Suoi racconti sono inclusi nelle antologie Per natale non esco (Transeuropa, 2008); Il rumore degli occhi (Ed.Creativa, 2009). Ha partecipato ai festival OttobreInPoesia (Sassari); La poesia resistente (Salerno). Nel 2015 è tra gli ospiti del festival Curtea De Arges Poetry Nights, in Romania, dove è premiato con il Gran Prize Orient-Occident For Arts. Fondatore del Movimento dal Sottosuolo, è co-autore del libro Manifest’Azioni dal Sottosuolo (Seam, 2014). Ha tradotto il libro Nascita Volatile, della poetessa colombiana Angye Gaona (Thauma, 2012). Per Gilgamesh Edizioni dirige la collana di poesia “Le zanzare”. Negli Stati Uniti ha pubblicato Border Songs (CC.Marimbo, 2011) tradotto da Jack Hirschman, ed è inserito nella seconda antologia della Revolutionary Poets Brigade: Heartfire. L’ultima pubblicazione è Canti di confine (Pellicano, 2016).

Miodrag Golubović è nato a Zaječar, in Serbia, nel 1960. Vive in Italia, a Desenzano del Garda (BS). Ha pubblicato il suo primo libro di poesia Un respiro nel 1997 (Edizioni Magalini 2). Nel 2001 pubblica La carrozza (Campanotto Editore), con prefazione del poeta Canzio Bogarelli e disegni di Manfredo Manfredi. Per lo stesso editore ha successivamente pubblicato Il gioco con il tempo, nel 2005 (vincitore nel 2006 del Premio Letterario Nazionale Città di Pinerolo), e Il disegno della vita, nel 2012. Si esibisce spesso in letture e spettacoli con l’accompagnamento di musicisti. In questo senso ha collaborato con la Banda Garufal, con Fabio Koryu Calabr￲ e Stefano Caniato. Ha anche collaborato con Vincenzo “Titti” Castini nel CD “Per il mio poco di buono”, e con la poesia “Stringi i denti, destino” nel CD “La ballata degli amici sparsi”.

Adriana Mori, nata a Montichiari, maestra di scuola primaria, dal 1999 al 2016 ha fatto parte della compagnia dialettale monteclarense “Cafè di Pioc” come attrice e come autrice, scrivendo i testi di 5 commedie dialettali e di 3 opere teatrali in lingua che sono state rappresentate dalla compagnia. Appassionata di teatro e di dialetto come lingua madre dalla grande forza espressiva, per diletto scrive poesie in vernacolo.

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MUSICISTI PARTECIPANTI:

Vanghelis Merkouris, nato a Keratea nella regione di Attika è stato educato nei suoi primi passi nel campo della musica greco-romana (bizantina) dal primo cantore della cattedrale di San Demetrio Georgios Aggelis. Ha conseguito i suoi studi sul sistema modale col suonatore di kanoun (kanonaki) e fondatore della Orchestra Bizantina di Atene Manolis Karpathios e ha preso lezioni di oud (outi) dal grande maestro Nikos Saragoudas. Attualmente sta suonando col suo gruppo Mesogaia, ha suonato con Vinicio Capossela, collabora col maestro Jamal Ouassini e vari artisti di generi ed estrazioni diverse.

Alberto Capelli, chitarrista e compositore di estrazione jazzistica, stimato per la sua grande versatilità, che lo porta a sperimentare a cavallo tra jazz, flamenco, rock, funky, musica etnica. Ha eseguito le musiche dal vivo, con Merkouris, per la mise en espace Cees Nooteboom verso Santiago, ideata da Giuseppe Cederna. Tra le varie collaborazioni vanta: Massimo Urbani, John Zorn, Joe Baron, Carla Bley, Steve Swallow, Louis Sclavis, Ab Baars, Steve Coleman, Ernst Reijseger, Tristan Honsinger, Michael White, Brian Spring, Alan Wilkinson, Ikram Khan, Deobrath Mishra, Mike Patton, Eywind Kang, El Londro, David Sanchez, Antonio Rodriguez ” el Chupete”, Manuel Perez.

Michele Mari è nato a Mantova nei primi giorni dell’86. Vive da sempre a Volta Mantovana e ha portato a termine gli studi studi all’Università di Bologna. Anche stando a Bologna, però, è rimasto di Volta Mantovana. Questo fatto curioso, per giunta, si è verificato anche in altre circostanze: a Nizza, per esempio, ma anche a Stoccolma, mentre passeggiava per la Camargue o mangiando degli Sfnikerals al buffet dell’Ikea di Roncadelle. Scrive poesie, racconti, aneddoti, aforismi e canzoni, sia in italiano sia nel dialetto dell’alto mantovano. Tutta ciò che scrive sta in una scatola di latta blu sulla msua scrivania. Da qui nasce il nome del suo sito: latta del bardo. In qualità di cantautore, o meglio bardo, come preferisce farsi definire, nel 2013 ha inciso il suo primo album intitolato The furmentù espiriens.